India

Breve contesto storico della zona indiana dove sono presenti le due Comunità Mamma della Pace

I sette Stati sorelle

La Repubblica dell’India è composta da 28 Stati federati con parlamenti e governi autonomi. Il Nord-Est India, dove abbiamo due Comunità rispettivamente nello Stato di Assam ed in quello di Aurunchal Pradesh i quali fanno parte dei così detti “sette stati sorelle”.Questi stati, godono di una certa autonomia da Nuova Delhi, sono  la culla di tante comunità etniche, più di 40, che parlano diverse lingue e dialetti, ognuno con la propria cultura, folklore e tradizione, ognuna orgogliosa dei propri costumi e pratiche tradizionali. Questa eterogeneità, mescolanza  di culture a cui si aggiunge una grande miseria, è spesso causa di aspri dissidi e conflitti tribali che durano da diversi anni.

L’estrema povertà, le diseguaglianze economiche e sociali, l’analfabetismo ed il profondo malcontento in cui vivono queste popolazioni dedite soprattutto alla pesca ed alla agricoltura sono facile preda di vari movimenti ribelli dediti ad una continua e sanguinosa guerriglia che dura da più di 60 anni.

 

I ribelli maoisti in difesa dello sviluppo sociale ed economico delle categorie più povere: contadini ed aborigeni

L’espansione della guerriglia, d’ispirazione maoista, che raggruppa un gran numero di  movimenti ribelli e agevolata da un vasto elettorato composto da gente poverissima, ha raggiunto un livello di violenza considerato “consistente”; attiva da diversi decenni,  fomenta un circolo vizioso di violenze gratuite, torture e uccisioni sommarie.

Il movimento maoista controlla vaste aree dell’India centro – orientale, definito il cosiddetto “corridoio rosso” ed   interessa 223 distretti su 626, quindi un terzo dell’India, rappresentando un grave pericolo per la sicurezza interna del Paese. Gli analisti attribuiscono la longevità della ribellione maoista al sostegno locale che ricevono dalle popolazioni tribali. Nel corridoio rosso, i maoisti hanno creato delle vere e proprie basi rosse, costruendo infrastrutture (ospedali, scuole, ecc..) e sperimentando forme di governo popolare, ma sono esperienze realizzate unicamente dentro a zone di foresta. Pur trovando notevoli difficoltà ad espandersi nelle aree urbane, i naxaliti o maoisti sono di fatto la forza principale e più dinamica delle zone rurali e delle foreste e  rappresentano direttamente gli interessi dei settori più poveri dell’India. Non è il proletariato urbano il terreno di coltura del maoismo bensì i villaggi dei contadini analfabeti e le foreste degli aborigeni.

In questi ultimi anni si assiste ad un risveglio potente del movimento maoista favorito da logiche di profitto attuate dal governo centrale di Nuova Delhi contro gli interessi della collettività, come l’esproprio dei terreni agricoli, in alcuni casi anche con la forza, per favorire le istallazioni e gli interessi delle potenti multinazionali. La forza dei maoisti è stata quella di individuare come motivo della loro lotta, la palese ingiustizia sociale ed economica che si ritiene non risolvibile dentro gli attuali assetti sociali-politici del governo indiano; questo è la vera spiegazione della loro continua crescita. All’interno dell’esercito popolare del PCI-maoista non è inusuale trovare guerriglieri di provenienza tribale assieme a contadini o poveri scappati dalle città, dove, “vivere”, è permesso a pochi.

L’operazione militare Green Hunt condotta, in questi ultimi anni, con un gran dispiegamento di militari, dal governo centrale di Nuova Delhi per contrastare l’espansione maoista si è dimostrata del tutto insufficiente. I vari osservatori sono concordi nell’affermare che è necessaria, a fianco dell’azione militare, un’opera di sviluppo sociale ed economico dei territori interessati dalla guerriglia maoista, ma tutt’ora non sono state prese misure concrete in questo senso. Tanto che qualche analista sostiene che l’India potrebbe soccombere diffronte ad una rivoluzione maoista, entro il 2025. Le ultime stime informano che il solo PCI-Maoista, il principale partito naxalita, conta almeno 60.000 combattenti armati con migliaia di sostenitori organizzati nelle diverse leghe contadine, sindacati e associazioni studentesche e femminili.

 

Un offerta di negoziato del governo indiano con i ribelli maoisti per evitare la guerra civile

Quasi ogni settimana, i ribelli maoisti sono accusati di piccole scaramucce e di azioni terroristiche, particolarmente, in tutto il Nord-est dell'India dove sono presenti le nostre due Comunità Mamma della Pace e le azioni più utilizzate sono il sabotaggio: far saltare in aria binari ferroviari, distruggere macchinari delle multinazionali, o direttamente gli attacchi alle stazioni di polizia e dell’esercito e sono degli specialisti nelle operazioni veloci,  cosiddette “mordi e fuggi”.

Ultimamente prima di imboccare definitivamente la strada senza ritorno della guerra civile, perché questo è il grave rischio, il governo indiano ha deciso di offrire ai maoisti una chance, riconoscendo per la prima volta la natura sociale e non terroristica della loro lotta e dichiarandosi per la prima volta pronto a negoziare con loro per trovare una soluzione politica al problema della povertà delle popolazioni tribali. Infatti il ministro dell’Interno federale, P. Chidambaram,  ha dichiarato  ed ammesso: "Non sono terroristi che attaccano l'India dall'esterno: sono ribelli che hanno sollevato questioni serie come la mancanza di sviluppo nelle aree tribali. Noi siamo pronti a discutere con loro della possibilità di strutture alternative di governo in quelle regioni per facilitare la causa dello sviluppo. Non sto dicendo che lo Stato si arrende e depone le armi: sto solo chiedendo ai ribelli di rinunciare alla violenza per aprire la strada a un serio negoziato".

Nel frattempo la guerriglia continua e da ambo le parti crescono  le morti, le violenze, i  soprusi e le ingiustizie, con una sola vera vittima: la popolazione civile.

 

 

 

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